Occorre cambiare l’approccio verso gli sbagli, le imperfezioni e i passi falsi, se vogliamo che diventino momenti cruciali e formativi nella nostra vita.
Anche se visto con la lente d’ingrandimento, un solo errore, può rovinare una buona reputazione. Ma è ancora peggio se non si impara da esso.
L’errore fa parte della nostra natura imperfetta (Rom. 3:23). Negarlo quando si commette, è un errore. Tutti li commettiamo, ma non tutti impariamo da essi. Solo i morti non sbagliano e solo gli imbecilli lo negano. Tutti ci smarriamo a causa di sbagli. Non sempre lo sbaglio è un fallimento. E’ sbagliato considerarsi dei falliti (Prov. 17:22).
Sono infiniti i successi dovuti a degli errori. Il capolavoro della Divina Commedia nasce da uno “smarrimento della diritta via”, (scriviamo questo a beneficio degli inattivi smarriti). Errare è insito nella natura umana. L’uomo ha costruito molti dei suoi successi trasformando le debolezze in punti di forza.
Ciononostante, molti quando commettono errori tendono a minimizzarli o a nasconderli (Prov. 28:13). Gli errori sono inevitabili ed è saggio affrontarli e imparare a convivere con le conseguenze. Soffermarsi a rimuginare sugli errori passati, non ci fa sentire altro che inutili e impotenti.
OPERIAMO IN MODO DIVERSO, ANCHE AI VERTICI
E’ difficile ammettere l’errore se abbiamo un’idea perfetta di noi stessi. Persistere nell’errore genera altri errori. In un contesto religioso e organizzato come il nostro, il tabù nell’ammettere l’errore, in particolare ai vertici, è legato da una parte alla mancanza di assunzione di certe responsabilità e dall’altra all’immobilità contraria ai cambiamenti. Se al vertice, si convincono di possedere una sorta d’infallibile ispirazione divina, la negazione dell’errore porta a conseguenze gravi. In realtà, l’ammissione di un errore dei vertici è molto apprezzata dalla base.
Durante le adunanze degli anziani (e anche quelle del Corpo Direttivo), se si trattasse periodicamente un solo punto dell’ordine del giorno, ad esempio: Condivisione dei propri errori. Come creare i presupposti per migliorare, siamo certi che un tale approfondimento darebbe a tutti le opportunità di conoscere e condividere le debolezze per trasformarle in punti di forza.
Ci sono molti personaggi biblici, positivi e negativi, che possono aiutarci nell’adorazione a Geova. Il segreto è saper meditare sulle cose giuste o sbagliate che questi uomini del passato hanno fatto. In questo caso, il nostro errore deve essere accolto come una benevolenza di Dio, un atto d’indulgenza da parte sua.
Non tutti gli errori sono da cestinare
Per riuscirci, dobbiamo superare il timore di sbagliare e cambiare l’immagine che abbiamo di noi. Di solito affidiamo a esperti le nostre cause, i nostri sogni, le nostre aspettative. Difficilmente ricorriamo da chi è conosciuto più per gli errori commessi che per le cose giuste fatte.
Proprio per questo motivo, tra gli anziani, sono utili gli incontri periodici per esaminare eventuali errori e quali strategie adottare. L’obiettivo non è avere una strategia precisa, ma diventare noi anziani una precisa strategia. Gli anziani devono essere “portatori sani” di errori. La lucidità di giudizio e l’esperienza sono potenti strumenti per il progresso spirituale di tutti. Si crea, così, una reazione a catena che induce anche i proclamatori che sbagliano a confrontarsi fra loro.
Provare per i propri e altrui errori una benevola indulgenza, aiuta ad acquisire una maggiore consapevolezza dei propri mezzi umani e spirituali, e nel frattempo consente di sprigionare energie positive che eviteranno di rimanere intrappolati nell’immobilismo. Non tutti gli errori sono da cestinare.
L’errore va accolto come una opportunità per crescere spiritualmente. E questo vale per tutti nel popolo di Dio, “attivi” e “inattivi”. Siamo imperfetti e sbagliamo, eppure, come abbiamo visto, esiste un modo “giusto” di sbagliare, quello di fare delle debolezze dei veri punti di forza. Il successo dipende molto dal grado di modestia e umiltà che abbiamo.
Personaggi biblici: In alto da sinistra, Giuseppe, Davide, Pietro. In basso, Cora, Faraone, Esaù.