Il sito JW.org risponde a chi è convinto che l’opera di predicazione sia il mezzo per guadagnarsi la salvezza.
La Torre di Guardia del 1° giugno 2005 dalle pagine 14 a 19, mette in risalto che la salvezza “è un dono di Dio. No, non è dovuto alle opere, affinché nessuno abbia motivo di vantarsi”. – Efesini 2:8,9.
Inoltre aggiunge di non fare paragoni con l’altra persona: “Ciascuno provi qual è la propria fede… e non in paragone con l’altra persona”. (Galati 6:4) …Geova si compiace del nostro sacro servizio solo se lo svolgiamo spinti dall’amore e dalla devozione, e non per innalzarci sugli altri… Geova fa una stima dei cuori.
Fare perciò paragoni sull’attività di uno e dell’inattività dell’altro è fuori luogo e non è cristiano. Pur riconoscendo che il nostro rapporto personale contribuisce alle cifre del rapporto mondiale, la W mette in risalto che: non vogliamo dare più importanza alle cifre che agli atti di fede, né vogliamo che la nostra attività cristiana finisca per essere condizionata dal desiderio di avere belle cifre da scrivere su un rapporto…
Naturalmente, buona parte di ciò che ogni Testimone fa nell’assolvere le sue responsabilità di dedicato servitore di Geova non figura nel suo rapporto di servizio… dobbiamo avere un concetto equilibrato.
Non va considerato una specie di attestato di merito che ci dà diritto alla vita eterna… Solo Geova e Cristo Gesù possono determinare se abbiamo seguito o no l’esortazione: “Fa tutto il possibile per presentarti approvato a Dio”. (2 Tim. 2:15)
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Per saperne di più:
Nell’immaginario collettivo dei testimoni di Geova “il servizio” è l’equivalente del servire Dio. Chi non predica non sta servendo Dio e di conseguenza è un inattivo, un disassociato o una persona del mondo.