Fiducia e benessere indicatori di spiritualità.
FIDUCIA
La fiducia tra i proclamatori e il corpo degli anziani, unita alla gioia che si prova nelle rispettive attività, non sono soltanto valori fini a se stessi, ma riflettono lo spirito che caratterizza la congregazione. Dove c’è un tasso elevato di fiducia e un buon rapporto reciproco è molto difficile che un proclamatore diventi inattivo. Casomai è più facile che un inattivo diventi attivo.
Questo genere di coinvolgimento permette a ognuno di esprimere al meglio le proprie capacità personali. Un ambiente spirituale positivo, alti livelli di fiducia e un genuino orgoglio per la congregazione in cui si serve sono una precondizione per raggiungere importanti mete teocratiche. In un tale contesto i proclamatori non sono considerati soltanto una risorsa necessaria, ma come il DNA della congregazione.
BENESSERE
Un altro aspetto importante è la gestione delle caratteristiche di ogni proclamatore. Quando non sono trattati come mere ruote di un ingranaggio i risultati raggiunti saranno eccellenti. Nessuno vuole essere un numero e tutti vogliono essere considerati e apprezzati. Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali e le loro individualità si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano.
Collettività significa annullamento del proclamatore come individuo. “La grande folla” è un agglomerato di persone che assumono caratteristiche nuove e diverse da quelle dei singoli individui indipendentemente dall’intelligenza e dal temperamento. I proclamatori acquistano una “anima collettiva”, che li fa sentire, pensare e agire in modo diverso da come ciascuno di loro farebbe isolatamente.
Se sia un bene o no, saranno i frutti che si raccoglieranno a dimostrarlo. Una grande folla sente il bisogno di una guida. E’ un gregge che non può fare a meno di un pastore. Il punto è: Quanti sono i capi dotati di forti convinzioni capaci di creare e rafforzare la fede e lo spirito?
Alcuni pur di non omologarsi con l’imbecillità sono costretti a confrontarsi con mille difficoltà. Dobbiamo combattere lo “spegnimento” del cervello e della creatività. Dobbiamo resistere all’apatia che sfocia nelle solite frasi: “Ho fatto quello che mi hanno detto di fare” “Non è compito mio”. Invece è compito di ogni cristiano dare fiducia e garantire il benessere di tutti, anche degli inattivi.