È normale che chi appartiene a un gruppo e si riconosce in uno status di valori, credenze e progettualità condivise critichi forme particolari di aggregazione e di insegnamento?
O si appartiene in tutto e per tutto ai testimoni di Geova oppure è ragionevole che non si appartenga. Che senso ha stare in un gruppo religioso (cattolico, protestante, evangelico, ortodosso) e starci male o non condividere le modalità direttive e quant’altro?
Un problema di fondo è lo scarso senso di appartenenza, cioè non far parte in maniera attiva, collaborativa e partecipativa con gli altri.
Appartenere non equivale alla rinuncia della propria personalità. Anzi, mettere al servizio della comunità le proprie capacità arricchisce altri, perché un senso dinamico di comunità è un collante e un moltiplicatore di energie.
Il senso di comunità va oltre i personali interessi, spinge verso il “noi”. I cambiamenti cui siamo sottoposti nella nostra vita sociale possono condizionare il senso di appartenenza, a volte anche corromperlo e in casi estremi portare all’abbandono della comunità.
Proviamo un senso di appartenenza quando percepiamo di essere accettati come membri, quando le nostre differenze sono riconosciute e tollerate, quando ci sentiamo connessi con gli altri.
Chi ha in sé il senso di appartenenza a una comunità sente forte il bisogno di contrastare chi mette a repentaglio le proprie sicurezze, i propri spazi e il proprio credo. Ragionevolezza o intolleranza?
Dipende molto dai metodi che si usano e fin dove può arrivare il fanatismo da entrambe le parti. Un’espulsione dalla comunità viene comminata come estrema ratio, quando un trasgressore persiste nel suo peccato contro ogni tentativo di pentimento e conversione.
Senza coinvolgimento e aggregazione, senza partecipazione attiva e senza interagire con gli altri si può dire di avere a cuore il proprio senso di appartenenza a una comunità? Chi sceglie volontariamente di far parte di una comunità accetta e condivide i valori e la cultura del gruppo nel quale vive e si associa, avvertendo una similarità con gli altri componenti.
Inoltre, si identifica con i modelli, i valori, gli obiettivi comuni, i comportamenti, le norme, gli interessi della comunità. Più si avverte il senso di appartenenza e più si ha la sensazione che la vita abbia un significato.
Più si sente il senso di appartenenza e più si incrementano le attività, perché esse danno un senso di soddisfazione e di realizzazione. Non si vive solo per se stessi. In conclusione, un membro che parla male della comunità di appartenenza, si può dire che ha un vero e sincero senso di appartenenza? Appartenere vuol dire anche “essere proprietà di altri”.
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IL PUNTO DI VISTA DEI TESTIMONI DI GEOVA: