di Eugenio Montale.
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
L’opera in alto è di Rossella Granata (www.rossellagranata.it)
Spesso ho visto la sofferenza del vivere: era il faticoso fluire del ruscello che gorgoglia come in un lamento impedito nel suo scorrere, era l’accartocciarsi della foglia rinsecchita dalla calura, era il cavallo stroncato dalla fatica.
Non conobbi altra possibilità di salvezza se non nella condizione prodigiosa che un atteggiamento indifferente porta al distacco dalla realtà attenuando il dolore: la statua nell’ora sonnolente del meriggio, la nuvola e il falco che vola.
La poesia è incentrata sul malessere esistenziale evidente in quelle situazioni che per qualche ragione sono soggette a forze che impediscono di andare avanti per come dovrebbero. E’ il dolore della vita che coglie in un momento d’incertezza. Secondo Montale il mal di vivere non può essere guarito, ma attenuato dall’indifferenza e dal disinteresse, che porta a un distacco dalla realtà e quindi dal dolore.
L’indifferenza e il disinteresse sono alcune delle reazioni che caratterizzano una buona parte della vita di molti inattivi. Quali sono le cause – oltre a quelle descritte nelle riviste e che non saranno prese in considerazione – che hanno spinto persone, un tempo molto attive nelle congregazioni, a rinunciare ad attività nelle quali hanno creduto per anni e lottato per esse? Qual è oggi il loro stato di salute mentale?
Questo è il primo di una serie di quattro articoli sulla depressione o il mal di vivere degli inattivi, causato in parte da fattori negativi vissuti all’interno dell’organizzazione dei testimoni di Geova e che saranno approfonditi nei prossimi articoli.