Nel Canto XIV del Purgatorio, quello degli invidiosi, Dante mette queste parole profetiche in bocca a Guido del Duca, un nobile ravennate, riferite a Fulcieri da Calboli, futuro podestà di Firenze: «Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso, che se veduto avesse uom farsi lieto, visto m’avresti di livore sparso».
La mia anima (il sangue mio) fu così rosa (riarso) dall’invidia, che se avessi veduto un uomo allietarsi (farsi lieto), mi avresti visto illividire per la rabbia (di livore sparso).